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04 Ago 2018

Coralli mangia-meduse

Marco Signore

Marco Signore
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Siamo abituati a pensare ai coralli come organismi piuttosto statici, capaci sì di costruire gigantesche barriere, ma anche praticamente inetti quando si tratta di catturare prede. Eppure, un nuovo lavoro condotto nel Mediterraneo da biologi marini della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, ci mostrerà i coralli in una nuova luce.

Siamo abituati a pensare ai coralli come organismi piuttosto statici, capaci sì di costruire gigantesche barriere, ma anche praticamente inetti quando si tratta di catturare prede. Eppure, un nuovo lavoro condotto nel Mediterraneo da biologi marini della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, ci mostrerà i coralli in una nuova luce. Non più immobili filtratori di plancton, i polipi del corallo Astroides calycularis, ben noti per il loro colore arancione vivo, sembra siano in grado di mangiare meduse ben più grandi di loro; non solo, ma le ricerche dimostrano anche la capacità di coordinarsi per attaccare grandi prede, un comportamento che pochissimi avrebbero sospettato per dei semplici polipi.

 

Il corallo arancione

 

Astroides calycularis è un corallo molto appariscente, di colore arancione vivo, diffuso nel Mediterraneo e ben conosciuto nel Golfo di Napoli; si tratta di una madrepora (un corallo “molle”) che forma colonie dalla superficie del mare fino a circa 50 metri di profondità, e che è seriamente minacciata, al punto da essere considerata a rischio di estinzione e quindi specie protetta. Fortunatamente, gli studiosi hanno avuto qualche successo nel tentare di far riprodurre in cattività questa specie, anche se l’inserimento in natura non è certamente una cosa semplice. Astroides si nutre normalmente di zooplancton trasportato dalla corrente e la distribuzione del nutrimento è talmente importante per l’animale che la forma delle colonie è controllata proprio dalla disponibilità di esso. Ma la realtà è che non sappiamo ancora con precisione quali siano le prede “normali” di questo organismo. Ora un nuovo tassello dell’ecologia di A. calycularis è stato trovato e messo a posto da un gruppo di ricerca capeggiato da Tomas Vega Fernandez e Luigi Musco della Stazione Zoologica Anton Dohrn.

 

Coralli Meduse

 

Immagine ravvicinata dei polipi del corallo che ingeriscono un pezzo di medusa nell’isola di Pantelleria (23 maggio 2014) Fonte: Musco, L. , Vega Fernández, T. , Caroselli, E. , Roberts, J. M. and Badalamenti, F. (2018), Protocooperation among small polyps allows the coral Astroides calycularis to prey on large jellyfish. Ecology. doi:10.1002/ecy.2413

 

Mangiatore di meduse

 

I ricercatori della Dohrn hanno pubblicato su Ecology le loro osservazioni su colonie di A. calycularis, capaci di catturare e mangiare meduse. Durante un bloom (cioè una “fioritura”) di meduse della specie Pelagia noctiluca, una delle più belle (e dolorose) del Mediterraneo, gli studiosi hanno osservato i polipi di Astroides catturare esemplari di medusa; non solo, ma sembra che i singoli polipi abbiano collaborato per acchiappare e poi mangiare la medusa, mostrando quindi che l’intera colonia è in grado di esibire un comportamento di cattura su prede molto grandi. Naturalmente è improbabile pensare che Pelagia sia una delle prede preferite del corallo arancione, ma durante i bloom l’abbondanza delle meduse lungo la costa potrebbe rappresentare una sorta di “integrazione di dieta” per questi coralli.

 

Immagine di copertina: esemplare di medusa Pelagia noctiluca catturata dalla colonia di coralli Astroides calycularis durante un periodo di fioritura in Italia (isola di Favignana, 8 maggio 2017). Fonte: Musco, L. , Vega Fernández, T. , Caroselli, E. , Roberts, J. M. and Badalamenti, F. (2018), Protocooperation among small polyps allows the coral Astroides calycularis to prey on large jellyfish. Ecology. doi:10.1002/ecy.2413

Marco Signore
Marco Signore
Laureato a Napoli in Scienze Naturali, PhD all'Università di Bristol in paleobiologia con specializzazioni in morfologia e tafonomia, è nella divulgazione scientifica da quasi 20 anni, e lavora presso la Stazione Zoologica di Napoli "Anton Dohrn". Nel tempo libero si occupa anche di archeologia, oplologia, musica, e cultura e divulgazione ludica.
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