Una simulazione con supercomputer ha permesso di formula ipotesi plausibili sulla composizione del sistema planetario intorno alla stella nana TRAPPIST-1, che si trova a 40 anni luce dalla Terra. Sei pianeti su sette sono molto simili alla Terra.
Una simulazione con supercomputer ha permesso di formula ipotesi plausibili sulla composizione del sistema planetario intorno alla stella nana TRAPPIST-1, che si trova a 40 anni luce dalla Terra.
Composto da sette pianeti e scoperto nel febbraio scorso, il sistema è stato studiato da Billy Quarles, ricercatore di astrofisica dell’Università di Oklahoma, che ha determinato le possibili composizioni dei pianeti conducendo migliaia di simulazione sul supercomputer Pleiades, fornito dall’High-End Computing Program della NASA.
I risultati hanno mostrato che sei pianeti avrebbero una composizione simile a quella della Terra: unica eccezione, TRAPPIST-1f, che potrebbe essere formato di acqua al 25 per cento. Inoltre, TRAPPIST-1e potrebbe essere quello, tra tutti, più simile alla Terra e sarebbe il candidato più probabile a ospitare vita extra-terrestre.
Il metodo della variazione fotometrica
Come si legge sulla rivista Astrophysical Journal Letters, Quarles e i suoi collaboratori hanno utilizzato un metodo noto come “variazione fotometrica”, che ha permesso loro di stimare la massa di ogni pianeta. I raggi di ogni pianeta sono poi stati dedotti studiando le eclissi: con la misura di massa e raggio, è stato possibile determinare le densità dei pianeti, che è stata poi confrontata con quella terrestre.
La diversità di TRAPPIST-1f
TRAPPIST-1f è quello più dissimile dalla Terra a causa di una densità che rivelerebbe una composizione al 25 per cento di acqua. Inoltre, sebbene abbia le stesse dimensioni della Terra, potrebbe avere una densità pari a solo 7/10 di quella del nostro Pianeta. Questo fattore determinerebbe la trasformazione dell’acqua in vapore e il vapore alzerebbe notevolmente la temperatura di TRAPPIST-1f rendendolo inadatto alla vita come la conosciamo. Saranno comunque necessari ulteriori studi per comprendere meglio la composizione dei pianeti di questo sistema planetario.
[Immagine: credit NASA]