Meno di un cucchiaino di miele per recuperare informazioni dettagliate sulle popolazioni di insetti presenti nel territorio in cui è stato prodotto. Tutto questo grazie a un nuovo sistema di analisi che può rivelarsi utile per il controllo della biodiversità ma anche per identificare possibili frodi alimentari. Lo studio è stato pubblicato su Nature-Scientific Reports da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna.
Meno di un cucchiaino di miele per recuperare informazioni dettagliate sulle popolazioni di insetti presenti nel territorio in cui è stato prodotto. Tutto questo grazie a un nuovo sistema di analisi che può rivelarsi utile per il controllo della biodiversità ma anche per identificare possibili frodi alimentari. Lo studio è stato pubblicato su Nature-Scientific Reports da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna.
Cos’è il DNA ambientale?
In quale modo è possibile ricavare dal miele un gran numero di dati riguardanti gli ecosistemi? La risposta è il DNA ambientale. Sentiamo spesso parlare di estrazione di DNA da organismi viventi ma raramente abbiamo letto dell’acido deossiribonucleico ricavato da un intero areale.
Non sempre gli scienziati riescono ad avere a disposizione animali o piante da cui estrarre direttamente il DNA però tutti gli esseri viventi possono lasciare tracce di acidi nucleici nell’ambiente in cui vivono, attraverso secrezioni o anche con i loro resti post-mortem. Certo, queste molecole risultano fortemente degradate ma dai frammenti corti, grazie alle nuove tecniche di amplificazione e sequenziamento, si può ricostruire un elenco di specie presenti nella flora e nella fauna del territorio esaminato.
Melata, miele e DNA
La melata – prodotta dalle secrezioni degli insetti che si nutrono di linfa (ordine dei Rincoti, ad esempio gli afidi) – è una sostanza molto ricca in zuccheri: ricercata dalle api per integrare la loro dieta, è adoperata nel processo di produzione del miele. Gli studiosi hanno estratto il DNA ambientale da quest’ultimo per svelarne la firma entomologica, una checklist degli insetti presenti nella regione in cui è stato ottenuto, ossia una lista dei Rincoti ricavata dal miele delle api che della loro melata si erano nutrite.
Utilizzando tecniche di next generation sequencing applicate al DNA ambientale, i ricercatori sono così riusciti a identificare – indirettamente ma in modo molto preciso – le diverse specie di insetti presenti nel territorio in cui le api hanno lavorato: un’area che può estendersi fino a un raggio di dieci chilometri.
Dolci informazioni
“Il nostro studio – ha spiegato la ricercatrice e coautrice dell’articolo Anisa Ribani – ha messo in evidenza come da pochi grammi di miele sia possibile recuperare informazioni dettagliate sulle popolazioni di insetti presenti negli ambienti agrari e forestali”. Un sistema che permette di monitorare la biodiversità e tenere così sotto controllo la presenza di organismi dannosi per le piante. Inoltre l’esame del DNA ambientale consente di autenticare l’area di provenienza del miele analizzato, scongiurando così possibili frodi alimentari. “Con questo strumento – ha confermato Giuseppina Schiavo, altra ricercatrice coinvolta nel lavoro pubblicato su Scientific Reports – possiamo ottenere informazioni quantitative sulle infestazioni degli insetti nell’ambiente e ricostruire la struttura genetica delle loro popolazioni”.
Le api si rivelano ancora una volta preziose alleate per il monitoraggio dell’ambiente: la loro presenza è fondamentale non solo per la conservazione degli ecosistemi ma anche per mettere a punto modelli di sviluppo sostenibile delle risorse agrarie e forestali.
Scopriamo insieme qualcosa in più sulla vita delle api acquistando e leggendo l’articolo “Stress, immunità e salute delle api” di Francesco Pennacchio e Francesco Nazzi, pubblicato nel numero di giugno 2015 di Sapere.