Come vi ho detto in un precedente articolo, alla base dell’esposizione nella fotografia digitale c’è la gamma dinamica (se non avete ancora letto l’articolo relativo, vi invito a farlo prima di proseguire).
Luce e ombra
In ogni scena ci sono un punto di luce e un punto d’ombra.
Il punto di luce è il più importante, ma non è necessariamente quello più luminoso in assoluto di tutta la scena, ma quello più luminoso che faccia parte dei dettagli che ci interessano.
In altri termini, non credo che potrà mai interessarci il vetro di un lampione acceso in una scena “street” serale. Probabilmente sarà il punto più luminoso, ma non certo significativo nella fotografia che andremo a fare.
Supponiamo di dover riprendere la scena seguente. Il punto di luce è certamente nelle nuvole, che rappresentano una parte fondamentale del soggetto, in questo caso un paesaggio. Quindi non devo raggiungere il clipping delle alte luci perché, bruciate, sarebbero irrecuperabili in post produzione.
Regolare l’esposizione: un esempio concreto
Con la fotocamera sul treppiede ho scattato le tre foto, #1, #2 e #3, con gli stessi valori di ISO e diaframma, ma con tempi di esposizione differenti: 1/60 s, 1/125 s, 1/250 s. Qui di seguito ho riportato affiancate una porzione di ciascuno scatto senza alcuna operazione di post produzione.
Misurando l’esposizione sul suolo in modalità spot, il tempo di 1/60 s era corretto, come si può ben vedere dallo scatto #1, ma il cielo è venuto sovraesposto e le nuvole sono illeggibili.
Riducendo l’esposizione di uno stop, passando a 1/125 s, il suolo è un po’ sottoesposto, ma le nuvole si iniziano a distinguere (scatto #2).
Riducendo il tempo di esposizione ancora di uno stop, le nuvole hanno guadagnato leggibilità anche se il suolo è ancora più scuro (scatto #3).
Nella figura sopra ho riportato le informazioni che mi ha fornito la fotocamera dopo ogni scatto.
Le immagini di sopra mostrano in nero (lampeggiante sul display) le zone in clipping dei tre scatti.
Quelle sotto riportano gli istogrammi: totali, in bianco, e, colorati, quelli relativi ai tre canali R, G e B.
Gli istogrammi sono grafici che mostrano la distribuzione dei pixel dai toni più scuri, le ombre, fino ai toni più chiari, le alte luci. Al centro ci sono i mezzi toni.
Le altezze dei picchi mostrano quanti pixel ricadono nei vari toni.
Gli istogrammi dello scatto #1 mostrano molti pixel nei mezzi toni, quasi nessuno nelle ombre, pochi nelle luci. Questi ultimi sono quelli che fanno parte del cielo e che non sono in clipping. I pixel clippati ricadono fuori dall’istogramma.
Osservate ora come variano gli istogrammi nel secondo e terzo scatto.
Azzerando le zone in clipping, i pixel sono tutti all’interno della gamma tonale, anche se pochi sono nei mezzi toni.
Quei pochi pixel in clipping nel cielo del terzo scatto non costituiscono un reale problema. Questo è lo scatto migliore che si potesse fare perché è stata sfruttata al massimo la gamma dinamica del sensore.
In post produzione si recuperano facilmente i mezzi toni carenti, come mostra la prossima figura.
Nella figura successiva, a scopo didattico, ho post prodotto il primo scatto riducendone poi l’esposizione per evidenziare come le zone in clipping siano macchie totalmente bianche, prive di alcun dettaglio.
In conclusione avrete capito che l’esposimetro non è poi così importante. Ciò che realmente ci serve per eseguire scatti ottimali sono gli istogrammi e la segnalazione del clipping.
