Forse un nuovo ramo nell’albero genealogico degli ominidi. Questo rivelano i resti ritrovati in una grotta, nell’isola di Luzon, nelle Filippine, protagonisti di uno studio da poco pubblicato su Nature. La nuova specie, a cui è stato dato il nome di Homo luzonensis, risale a un periodo compreso tra i 67.000 e i 50.000 anni fa e indica che probabilmente nel Sud-Est asiatico co-esistevano numerose specie umane.
Forse un nuovo ramo nell’albero genealogico degli ominidi. Questo rivelano i resti ritrovati in una grotta, nell’isola di Luzon, nelle Filippine, protagonisti di uno studio da poco pubblicato su Nature. La nuova specie, a cui è stato dato il nome di Homo luzonensis, risale a un periodo compreso tra i 67.000 e i 50.000 anni fa e indica che probabilmente nel Sud-Est asiatico co-esistevano numerose specie umane.
Lo scavo archeologico
I primi indizi dell’esistenza di questo ominide furono ritrovati nel 2007, nella grotta di Callao, nella parte settentrionale di Luzon: era un terzo metatarso, un osso del piede, che risaliva a 67.000 anni fa. Secondo le analisi effettuate doveva appartenere a un individuo del genere Homo ma non era possibile distinguerne la specie. Gli scavi proseguirono negli anni successivi, fino al disseppellimento di altri 12 frammenti appartenenti a tre distinti individui, due adulti e un bambino, conservati nello stesso livello stratigrafico del metatarso. Un femore, sette denti, due ossa del piede e due ossa delle mani che sono stati la chiave per l’identificazione di questa nuova specie, Homo luzonensis, il secondo ominide ritrovato nell’Asia sud-orientale: infatti nel 2004, era già stato scoperto Homo floresiensis, vissuto tra 100.000 e 50.000 anni fa e conosciuto anche come “lo hobbit” per la statura minuta, corrispondente a circa un metro.
Analogie e differenze con le altre specie umane
Le ossa ritrovate presentano analogie e differenze con quelle delle specie umane già conosciute, un mix tra caratteristiche più antiche e tratti più recenti. I molari di Homo luzonensis sono molto piccoli rispetto a quelli dei suoi parenti più antichi, hanno cuspidi (i rilievi sulla superficie di molari e premolari) sporgenti come quelle di Homo sapiens ma non così pronunciate come quelle dei primi ominidi. La forma dello smalto interno è simile a quella osservata nei resti di Homo sapiens e Homo erectus ritrovati in Asia. Anche i premolari sono piccoli ma rimangono nell’intervallo dimensionale di quelli di Homo sapiens e Homo floresiensis. Gi autori dello studio, però, evidenziano che la dimensione totale del dente, così come il rapporto tra la grandezza dei molari e dei premolari, si differenzia da quella degli altri membri del genere Homo.
La forma delle ossa dei piedi è anche distinta e somiglia a quella degli australopitechi, vissuti tra 4 milioni e 2 milioni di anni fa: la curva seguita dalle ossa dei pollici e da quelle delle dita suggeriscono che H. luzonensis fosse capace di salire sugli alberi, proprio come faceva Lucy.
Per quanto riguarda la statura, gli scienziati sono prudenti ma ipotizzano che possa essere simile a quella di un piccolo Homo sapiens, riconducibile al valore riportato per attuali gruppi etnici indigeni di Luzon e, in generale delle Filippine, i cui uomini sono alti in media 151 centimetri e le donne 142.
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Alla ricerca di ulteriori conferme
Avere la conferma diretta che quella ritrovata sia effettivamente una nuova specie e capire la posizione di Homo luzonensis nell’albero genealogico degli ominidi non è possibile solo alla luce delle informazioni ricavate dalle datazioni e dalla morfologia delle ossa. Si può, però, iniziare a elaborare delle ipotesi. Come riporta la News di Nature, Florent Détroit, paleoantropologo del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi e autore dello studio, crede che la nuova specie discenda da un gruppo di Homo erectus il cui corpo si è gradualmente evoluto in differenti forme rispetto a quello degli antenati. Altri studiosi pensano che, considerando le analogie con gli australopitechi, il nuovo ominide discenda da una linea migrata al di fuori dell’Africa prima di Homo erectus. L’analisi del DNA avrebbe aiutato a dissolvere i dubbi ma lo stato di conservazione dei reperti, seppelliti in un luogo caldo e umido come le isole delle Filippine, ha impedito l’estrazione e il conseguente esame. Basandosi solo sulle datazioni, che fanno risalire i reperti a 50.000 anni fa, si potrebbe immaginare che Homo luzonensis abbia vagato per l’Asia nello stesso periodo di H. sapiens, H. floresiensis e dei Denisova.
Se desiderate scavare ancora un po’ nel passato della nostra specie, vi consigliamo di acquistare e leggere l’articolo di Alessandra Maria Adelaide Chiotto, “Quel po’ di Neanderthal (e Denisova) che c’è in noi”, pubblicato nel numero di agosto 2018 di Sapere.
Immagine di copertina: Philip Piper, professore della ANU School of Archaeology and Anthropology e coautore del lavoro pubblicato su Nature, esamina il calco del terzo osso metatarsale di un ominide ritrovato nel 2007. Quell’osso, insieme ad altri, è stato attribuito a Homo luzonensis. Credits: Lannon Harley, ANU