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16 Mar 2020

Coronavirus: la risposta del nostro sistema immunitario e possibili farmaci

Massimo Trotta

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Il sistema immunitario: cosa sono gli anticorpi

Quando il nostro corpo viene attaccato da una tossina, da un batterio o da un virus, non se ne sta lì a guardare che tutto accada senza intervenire. Tutt’altro! Rilascia nell’organismo una valanga di anticorpi che servono per difenderlo dall’“invasione aliena”. Gli anticorpi sono delle proteine appartenenti a una classe un po’ particolare: le glicoproteine.

Il sistema immunitario: cosa sono gli anticorpi

Quando il nostro corpo viene attaccato da una tossina, da un batterio o da un virus, non se ne sta lì a guardare che tutto accada senza intervenire. Tutt’altro! Rilascia nell’organismo una valanga di anticorpi che servono per difenderlo dall’“invasione aliena”. Gli anticorpi sono delle proteine appartenenti a una classe un po’ particolare: le glicoproteine. Si tratta di proteine che hanno due porzioni distinte, ma ben integrate fra loro, formate dalla classica struttura proteica e da un carboidrato, uno zucchero, che impone particolari proprietà che risultano molto importanti nella biologia degli esseri umani. Alcune di queste proteine “speciali” determinano il gruppo sanguigno, altre – appunto gli anticorpi – proteggono il nostro organismo.
I linfociti B, le cellule del nostro sistema immunitario, producono e rilasciano milioni di anticorpi quando il nostro organismo è sotto attacco da una qualunque infezione; gli anticorpi policlonali rilasciati attaccano gli antigeni (gli ospiti non desiderati) generando la risposta immunitaria che si propone di debellare l’ospite. È un processo non istantaneo, che richiede alcuni passaggi: si inizia con il riconoscimento dell’antigene, ad esempio il virus, che porta all’attivazione dei linfociti; questi si moltiplicano in un processo detto espansione clonale durante il quale si producono moltissime copie di tali linfociti al fine di garantire una robusta dose di anticorpi per la difesa immunitaria. Questo corposo numero di cellule si differenzia poi in due ulteriori tipi: le cellule plasmatiche, che si muovono nel flusso sanguigno e rilasciano gli anticorpi per la “battaglia”, e i linfociti memoria, le cellule del sistema immunitario che portano per sempre la struttura dell’anticorpo specifico per quell’antigene e che regalano all’organismo la futura immunità allo specifico antigene.
Quando un organismo viene attaccato da un virus, la risposta immunitaria è segnata dal rilascio di numerose molecole, che possiamo definire gli elementi base del linguaggio immunitario – le interleuchine – piccole proteine che svolgono il ruolo di regolare la proliferazione, la differenziazione e il tipo di reazione delle cellule del sistema immunitario. Le interleuchine sono dunque il messaggero chimico che fa partire la danza della risposta immunitaria.

 

diavoletto

 

Coronavirus: gli effetti

Fra gli effetti del virus Covid-19, quello che appare più grave è la Sindrome da distress respiratorio acuto, una condizione di insufficienza respiratoria polmonare che deriva da un eccessivo rilascio di interleuchina-6, una delle molecole messaggere della risposta immunitaria. Insomma, la risposta immunitaria per alcuni soggetti risulta eccessiva – una sorta di fuoco amico – e deve essere in qualche modo ridotta onde evitare che l’insufficienza polmonare costringa le persone con le polmoniti a un uso prolungato dell’assistenza meccanica per respirare, consentendo un decorso più rapido della malattia e un conseguente alleggerimento delle strutture ospedaliere.

Come funziona il farmaco usato per il Coronavirus?

L’idea coltivata da alcune equipe mediche direttamente coinvolte negli interventi su pazienti con sindromi da distress respiratorio è di utilizzare un farmaco noto per la sua capacità di inibire la iperproduzione di interleuchina-6, responsabile della risposta pro-infiammatoria da cui prende le mosse la reazione del sistema immunitario.
Con questo approccio, alcuni medici hanno provato a impiegare un farmaco dal nome impronunciabile, Tocilizumab, studiato per ridurre la produzione di interleuchina-6 nelle patologie artritiche, per il trattamento dei malati di Covid-19. È un trattamento definito off-label, cioè per applicazioni non previste specificamente per quel farmaco. È stato utilizzato in un certo numero di casi, circa una quindicina al momento in cui scrivo, a Napoli e a Genova con un discreto successo. Successo principalmente dovuto alla riduzione dei tempi in cui i pazienti con la sindrome respiratoria necessitano di respirazione assistita, migliorando efficacemente la salute del ricoverato e liberando risorse in terapia intensiva.
Ovviamente, questa non è la cura contro il virus Covid-19; per quella è necessaria la messa a punto di un vaccino, che certamente non sarà a base di bacche di goji o di pasticche di oscillococcinum.

* In figura: struttura di una delle numerose interleuchine

Massimo Trotta
Massimo Trotta
Massimo è chimico e svolge la sua attività di ricerca presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per i Processi Chimico Fisici. Si occupa di fotosintesi batterica e delle sue applicazioni ambientali. Recentemente è stato insignito della Medaglia d’oro per la divulgazione della Società Chimica Italiana.
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