Sapere Scienza

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La scienza dei prodotti solari: come ci proteggono?

29 Giugno 2022 di 

Con l’inizio ufficiale dell’estate, tra bagni al mare ed escursioni in montagna, ecco riapparire creme e spray a proteggerci dal sole. Ma sappiamo come funzionano questi preziosi cosmetici?
La scienza dei prodotti solari è una materia complessa, dovendo attenersi alle restrizioni del Regolamento Cosmetico n. 1223/2009, alle regole della Raccomandazione 2006/647/CE della Commissione Europea per garantire un adeguato fattore di protezione solare (SPF) e al contempo creare soluzioni “cosmeticamente” affascinanti, con una texture leggera o un tocco setoso (per saperne di più leggi qui).

 

Come sono fatte le creme protettive?


Nella formulazione di un prodotto solare concorrono quindi diversi ingredienti, come emollienti, siliconi, antiossidanti, emulsionanti – le sostanze che permettono all’acqua e agli oli di incontrarsi – e filtri solari, i responsabili della nostra protezione, in grado di schermarci dagli effetti dannosi dei raggi ultravioletti (UV).

 


I raggi UV, invisibili all’occhio umano, si suddividono in tre tipi – UVA, UVB e UVC – in ordine crescente di energia. Mentre i raggi UVC sono schermati dallo strato di ozono, i raggi UVB ma soprattutto UVA arrivano sulla Terra e, interagendo con la cute, determinano scottature (UVB) e invecchiamento (UVA). Gli effetti, tuttavia, non si fermano qui: colpendo cellule e DNA, possono innescare danni anche a livello oculare o portare alla nascita di melanomi (tumori della pelle).

 

Spalmati di vernice nera


Questo video racconta come appare la nostra pelle alla luce del sole e l’incredibile, quasi magico effetto “colorante” di una protezione solare. Se avessimo una vista a raggi UV, dopo esserci spalmati la nostra crema, appariremmo come ricoperti da una vernice nera: uno spettacolo bizzarro, sì… ma necessario per una “tintarella” in sicurezza.
I prodotti solari quindi creano uno schermo protettivo sulla nostra pelle. Volendo entrare nei dettagli, per comprendere cosa avviene a livello chimico-fisico, pensiamo a come sono suddivisi (erroneamente) i filtri solari: ne esistono di due tipi, chimici e fisici, anche se sarebbe più corretto parlare di filtri organici e inorganici. Vediamo perché.

 

(Quasi) tutta questione di assorbimento


Riferendoci all’INCI (Nomenclatura Internazionale degli Ingredienti Cosmetici) che appare in etichetta, tra i primi ingredienti troviamo, ad esempio, homosalate e octocrylene.
I filtri organici funzionano mediante assorbimento: hanno strutture complicate, con uno o più anelli aromatici, che assorbono l’energia dei raggi UV, passando a uno stato “eccitato”. Questa condizione però non dura a lungo: la molecola torna allo stato iniziale cedendo energia in forma meno dannosa, ad esempio come calore, o emettendo radiazione con una maggiore lunghezza d’onda. Tali filtri assorbono soprattutto i raggi UVB, pochi coprono anche gli UVA. Per questa ragione si trova spesso una combinazione di più ingredienti.
Tra i filtri inorganici troviamo invece zinc oxide e titanium dioxide, che si presentano come polveri minerali. Inizialmente, si pensava che funzionassero come uno specchio (da cui il nome di filtri fisici), riflettendo i raggi o deviandoli attraverso lo scattering, ossia sparpagliandoli in più direzioni. In realtà, entrambi i fenomeni sono responsabili solo del 15% della protezione; per la restante parte funzionano proprio come i filtri organici. A differenza di questi ultimi però, i filtri inorganici coprono tanto gli UVB quanto gli UVA, quindi è possibile trovare solari con una base esclusivamente minerale.

 

Protetti sì… ma non al 100%


Una volta compreso il meccanismo, è confortante pensare che le creme solari formino questa “invisibile” armatura nera contro il sole. Ma bisogna ricordare che la protezione non è totale. Infatti, come riporta la Raccomandazione 2006/647/CE, «nessun prodotto per la protezione solare riesce a filtrare la totalità dei raggi UV». Ecco perché è importante riapplicare la crema con frequenza e in quantità adeguate: per proteggere in maniera sicura il corpo di un adulto servirebbero ben sei cucchiaini da tè. Nessun timore quindi ad abbondare e spalmarci da capo a piedi più volte!


Immagine: copyright prostooleh - Freepik

Davide Musardo

Laureato in Biotecnologie Mediche e Nanobiotecnologie, Davide Musardo ha intrapreso il Master in Scienze Cosmetiche presso l’Università di Pavia nel 2017 e attualmente lavora in Belgio nel settore della consulenza e regolatorio cosmetico. Adora la cucina, la fotografia e l’hiking.

copertina   gennaio-febbraio 2023

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