L’Italia ha portato e continua a portare enormi contributi alla crescita della chimica. E sebbene tutta Italia abbia fatto egregiamente la sua parte, c’è una zona del nostro Paese in cui la chimica ha avuto particolare successo, soprattutto nella sua fase di sviluppo ottocentesca, con personaggi di primissimo livello: Torino.
I maggiori esponenti della chimica a Torino
Amedeo Avogadro è forse l’uomo più odiato dagli adolescenti a causa del numero che porta il suo nome. Ascanio Sobrero ha prodotto svariate sostanze, tra cui la più nota è la nitroglicerina, ovvero quella molecola che ha reso Alfred Nobel uno degli uomini più ricchi del suo tempo: lo stesso Nobel riconobbe una pensione a Sobrero per i suoi meriti nell’invenzione della dinamite.
Primo Levi è nato e morto a Torino, mentre a Settimo Torinese ha lavorato per tanti anni come direttore della ditta di vernici SIVA. Il locale che ospitava la ditta è tuttora in piedi: si trova in via Leinì 84 e dal 1° luglio accoglie i visitatori del Mu-Ch, il primo museo interattivo d’Europa dedicato alla chimica. Lo scorso 29 giugno si è tenuta l’inaugurazione ufficiale, con la presenza di istituzioni politiche e culturali piemontesi.
Come sottolineato dalla sindaca Elena Piastra nel suo discorso di apertura, il museo è diretta conseguenza del profondo legame tra la chimica e il territorio settimese ed è stato fortemente voluto proprio per rinsaldare e confermare questo legame. L’impegno delle istituzioni si rivede anche in un dettaglio che può sembrare di poco conto, ma non è per nulla banale: lungo le vie della città si possono trovare i cartelli stradali che indicano la direzione per la struttura.
Tutto quello che c’è da sapere sul Mu-Ch
La novità del museo Mu-Ch rispetto ad altre realtà simili in Italia e in Europa sta nell’interattività: «Vietato non toccare» non è solo uno slogan ma un vero e proprio manifesto d’intenzione. I visitatori devono mettersi in gioco e usare il proprio corpo per attivare tutti gli exhibit magistralmente messi a punto da ETT, azienda specializzata nella costruzione di esperienze immersive.
Tutta la struttura è organizzata in due piani: domina il piano terra il C-Lab, uno spazio che sarà teatro di laboratori in cui bambini e bambine metteranno camice, guanti e occhiali e vivranno in prima persona esperienze da chimici. Per gli accompagnatori che vorranno rilassarsi, è prevista anche una stanza con un piccolo planetario, provvista di comode sedute e qualche libro. Salendo verso il primo piano, è possibile leggere sui muri alcuni dei principali momenti che hanno caratterizzato la storia della chimica: dai Babilonesi fino ai giorni nostri, la chimica ha accompagnato l’umanità lungo il corso della sua evoluzione.
È quindi al primo piano che i visitatori possono realmente “sporcarsi le mani”, attivando i vari exhibit. Grazie alle installazioni del museo, si vedono in azione alcuni concetti che troppo spesso sono solo delle astratte parole stampate sui libri di scuola: tensione superficiale, elettrochimica, fenomeni magnetici e stati della materia. Ogni palato può essere soddisfatto dalla varietà di esperienze disponibili. E se la stanchezza si fa sentire, ci si può sempre rifocillare al Chemistry Bar: un locale dove la chimica mostra tutto il suo lato culinario con cocktail molecolari ed esplosioni di gusto.
Primo Levi e la comunicazione della chimica
La stanza retrostante il bar è pensata per omaggiare Primo Levi: una mostra semplice, ma molto efficace che ripercorre la sua vita e racconta le testimonianze di chi lo ha conosciuto in prima persona. Un’installazione che è un atto dovuto, sia per il diretto coinvolgimento del Centro Studi Primo Levi nella costruzione del museo, ma soprattutto per la grandezza del personaggio culturale che Primo Levi ha rappresentato: «Scrivo proprio perché sono un chimico», diceva spesso, creando solidissimi ponti tra la chimica e la cultura umanistica, così come tra la chimica e la società.
Questi ponti esistono anche oggi. Come chimici, alcuni li abbiamo dimenticati e forse non ci siamo impegnati abbastanza per crearne di nuovi: sul piano comunicativo, il confronto con altre discipline scientifiche è impietoso, infatti la comunicazione e la divulgazione della chimica devono percorrere ancora molta strada per avere un impatto sulla società simile a quello dell’astronomia o della biologia.
In questa direzione si pone anche la pubblicazione del libro Chimica Coatta, meraviglioso testo che parla finalmente con un linguaggio semplice, diretto e pensato per i giovani. L’apertura del Mu-Ch rappresenta un altro grande passo verso una sempre più convinta apertura della chimica nei confronti della società in generale e delle nuove generazioni.