Quando c’è un reato, è fondamentale il sopralluogo della polizia scientifica: l’insieme delle attività tecniche, eseguite con rigore scientifico dai tecnici forensi, tese a documentare lo stato dei luoghi in cui il reato è stato commesso, nonché a cercare e repertare le tracce ritenute utili ai fini della ricostruzione dell’evento e all’identificazione del colpevole.
In particolare, la natura delle tracce rinvenibili sul luogo del reato sarà caratterizzata da un’elevata variabilità, che dipende dalle modalità di interazione tra le diverse componenti coinvolte durante l’evolversi dell’evento criminoso, cioè da come interagiscono il reo e l’eventuale arma impiegata, la vittima e l’ambiente; per tali ragioni non tutte le tracce appariranno, sul substrato di deposito, allo stato visibile. Tuttavia, in ambito criminalistico sono state sviluppate, nel corso degli anni, diversi metodi di esaltazione delle tracce ai quali i tecnici forensi potranno ricorrere ai fini della loro ricerca.
Come si cercano tracce di sangue sulla scena del delitto?
Limitandoci alla sola ricerca delle tracce di natura biologica, quali sangue, liquido seminale, secreto vaginale e saliva, una delle metodiche comunemente impiegate dai tecnici forensi consiste nell’ispezione delle superfici verosimilmente interessate dal deposito. Questo avviene mediante l’ausilio di dispositivi a emissione di luce dotati di lampade a elevata intensità di irraggiamento, le quali, in funzione della preferenza del tecnico forense, sono in grado di emettere un fascio luminoso a una lunghezza d’onda variabile, compresa nell’intervallo dell’ultravioletto (UV), del visibile (VIS) o dell’infrarosso (IR) dello spettro elettromagnetico.
Particolare dello spettro elettromagnetico visibile (licenza Creative Commons).
Lampade e occhiali per scovare i colpevoli
Tale metodo di ricerca si fonda sulle peculiari caratteristiche spettroscopiche delle tracce biologiche; infatti, la maggior parte dei fluidi biologici, se irraggiata con luce a lunghezza d’onda compresa tra 360 nm e 530 nm circa (luce blu-verde), tenderà a emettere una fotoluminescenza, che potrà essere osservata dal tecnico forense in condizioni di totale oscurità. Più nello specifico, a seguito dell’irraggiamento, tali fluidi tenderanno ad assorbire parte della luce, la quale determinerà la transizione degli elettroni dallo stato fondamentale a quello eccitato; successivamente, in un tempo brevissimo, gli elettroni torneranno allo stato fondamentale: questo cosiddetto rilassamento avviene sotto forma di rilascio di energia termica (calore) e attraverso un’emissione luminosa (fotoni).
Ciò nonostante alcune sostanze biologiche quali, ad esempio, il sangue, le feci e i secreti biliari, qualora irraggiate, tenderanno a emettere una fotoluminescenza difficilmente rilevabile dal tecnico forense a causa dell’elevato coefficiente di assorbimento che le caratterizza.
In ogni caso, ai fini della ricerca e della documentazione fotografica di queste tracce, il tecnico forense dovrà indossare, a seconda della lunghezza d’onda selezionata, degli specifici occhiali colorati (di rosso, arancio o giallo) i quali, oltre a proteggere i bulbi oculari da effetti potenzialmente dannosi, permetteranno, allo stesso, di percepire le sole lunghezze d’onda d’interesse e filtreranno la luce riflessa e diffusa sia dalla traccia biologica che dalla superficie di deposito. Solo in questo modo si riusciranno a trovare le tracce cercate e aiutare le indagini sul reato.
Per saperne di più: Buon sangue non mente – Sapere maggio/giugno 2020
Immagine di copertina Repertazione di una presunta traccia biologica a seguito dell’osservazione di una fotoluminescenza (© Archivio Polizia di Stato)