WhatsApp è una delle applicazioni di messaggistica istantanea più utilizzate al mondo. L’app annovera infatti oltre 2 miliardi di utenti in 180 Paesi. Creata nel 2009, dal 2014 è parte del gruppo Facebook.
L’app permette di inviare messaggi, creare gruppi per condividere contenuti con un massimo di 256 persone, effettuare chiamate e videochiamate anche all’estero, inviare documenti fino a 100 MB.
WhatsApp, il 4 gennaio, ha comunicato ai propri utenti l’intenzione di modificare i precedenti termini di servizio e, in particolare, di volver cambiare la gestione dei dati e le comunicazioni con le aziende.
Tale informazione ha creato un’immediata confusione negli utenti e ha generato il timore di una condivisione indiscriminata di dati tra WhatsApp e il gruppo Facebook.
Nuove norme per WhatsApp: cosa fare e cosa si sta facendo
La prima conseguenza è stata la migrazione verso Telegram e Signal di molti utenti WhatsApp, persuasi dal minor utilizzo di dati effettuato da queste app.
La seconda è stata l’intervento del Garante per la protezione dei dati, secondo il quale la comunicazione effettuata da WhatsApp non è di facile comprensione per gli utenti e di conseguenza non permette di esprimere liberamente e validamente l’accettazione dei nuovi termini. Conclusione che, in sostanza, conferma la mancanza di chiarezza della comunicazione di WhatsApp e la conseguente confusione degli utenti.
L’ultima conseguenza è stata il rinvio dell’introduzione dei nuovi termini di servizio al 15 maggio, rispetto alla data originariamente prevista dell’8 febbraio.
Cosa comportano i nuovi termini di servizio di Whatsapp?
L’azienda ha inoltre fornito chiarimenti volti a placare i timori degli utenti, affermando che le modifiche introdotte riguarderanno solo le conversazioni tra gli utenti e le aziende e non le conversazioni tra soli utenti; la rubrica dell’utente non sarà condivisa con Facebook; Facebook e WhatsApp non potranno leggere i messaggi tra utenti, che resteranno protetti dalla crittografia end-to-end.
Dall’analisi dei termini di servizio e dai chiarimenti forniti da WhatsApp si evince come le modifiche prospettate non imporranno agli utenti europei trattamenti di dati difformi da quelli precedenti, introdurranno invece la possibilità di utilizzare strumenti opzionali di comunicazione tra gli utenti e le aziende, come anticipato da WhatsApp nei propri chiarimenti.
Cancellare WhatsApp: serve davvero?
La condivisione di dati tra WhatsApp e il gruppo Facebook continuerà a riguardare informazioni destinate a garantire un elevato livello di sicurezza dell’app.
Discorso diverso varrà inevitabilmente per gli utenti non europei, che non sono protetti dagli obblighi di informazione e dalla limitazione dell’utilizzo dei dati per specifiche finalità previsti dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati 2016/679 (GDPR).
In conclusione, l’unico vero rimprovero che può essere mosso a WhatsApp è l’invio di una comunicazione non chiara, elemento confermato dal Garante della privacy, che ha indotto rilevanti timori negli utenti. Dall’altra parte, questo evento mostra, ancora una volta, la rinnovata diffusione e importanza della cultura della privacy tra gli utenti, fruitori di servizi di comunicazione informatica, in Europa.