Sapere Scienza

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Le origini del terremoto in Turchia-Siria

10 Febbraio 2023 di 

Il violento terremoto del 6 febbraio (di magnitudo M = 7.9) nella provincia turca di Kahramanmaraş è uno degli eventi sismici più distruttivi della regione. È davvero difficile assistere a questa tragedia con la consapevolezza che il bilancio dei morti è destinato ad aumentare e che sarà comunque sottostimato, visto che questa regione ospita molti profughi siriani che non vengono censiti regolarmente.

 

Da dove ha avuto origine il terremoto?


Gli epicentri dei terremoti principali della sequenza sismica sono localizzati lungo la faglia dell’Anatolia orientale, nell’area in cui incontra la zona di subduzione del Mediterraneo e la faglia del Mar Morto. Queste strutture bordano tre diverse placche (anatolica, araba e africana) che si muovono l’una rispetto all’altra accumulando forti tensioni meccaniche nelle cosiddette zone di asperità. La placca africana e quella araba si muovono entrambe verso nord, la prima comprimendosi lungo l’arco di Cipro, e la seconda scorrendo lateralmente alla placca africana lungo la faglia del Mar Morto. Schiacciata tra queste grandi masse litosferiche, la placca anatolica viene “estrusa” verso ovest, e questo avviene lungo le strutture che si sono attivate in questi giorni.
I lenti movimenti reciproci tra le placche (< 10 mm/anno) sono generalmente impercettibili, ma provocano l’accumulo di energia sul piano di faglia. Quando questa supera una certa soglia, viene liberata generando il terremoto, che a sua volta provoca scuotimenti del terreno, rotture superficiali e scivolamenti dei blocchi crostali a cavallo delle faglie.

 

 

 
Qual è il legame tra terremoti e tsunami?


Se l’epicentro si trova in prossimità della costa e la rottura interessa anche la porzione sottomarina delle strutture tettoniche, al rischio sismico si aggiunge anche quello da tsunami, legato direttamente al movimento della faglia o alla generazione di grandi frane sottomarine. Nel 365 d.C., ad esempio, un terremoto di magnitudo 8-8.5 a Creta ha prodotto un mega-tsunami che ha interessato tutte le coste mediterranee, dall'Egitto all’Italia meridionale.
Nel caso del terremoto del 6 febbraio, la placca anatolica si è mossa verso ovest di oltre 3 metri lungo una rottura che potrebbe superare i 150 km. La profondità relativamente superficiale del terremoto (tra 10 e 20 km) ha amplificato i danni, ma per fortuna l’allerta tsunami è rientrata dopo poche ore. La regione sottomarina in prossimità dell’epicentro è infatti caratterizzata da una morfologia del fondale che non favorisce la formazione di frane, perché la piattaforma continentale è molto ampia e la scarpata che collega la linea di costa alla zona abissale non è molto ripida.

 

Terremoti che ritornano?

 

Sebbene i dati strumentali della sismicità recente rivelassero solo terremoti di piccola o moderata entità, era noto che le regioni della Turchia meridionale e della Siria settentrionale avessero sperimentato in passato terremoti significativi. Aleppo, in Siria, è stata più volte devastata da terremoti nella storia, anche se le località e le magnitudo precise di questi possono essere solo stimate.
L’ultimo di questi eventi, nel 1822, sembra abbia provocato tra le 20.000 e le 60.000 vittime. Purtroppo esistono pochi studi di paleosismologia lungo la rottura dell’ultimo terremoto per ricostruire la storia sismica di questa regione alle scale temporali delle decine di migliaia di anni. Per questo motivo si sa poco sia sui tempi di ritorno dei terremoti principali, sia su come il trasferimento di stress post-sismico possa provocare l’innesco di altri terremoti sui sistemi di faglie adiacenti.

 



Dati morfobatimetrici della figura: Global Bathymetry and Elevation Digital Elevation Model: SRTM30_PLUS v8.

 

Immagine di copertina: copyright James St. John – Wikimedia

Alina Polonia

Geologa e ricercatrice presso l'Istituto di Scienze Marine (ISMAR-CNR) di Bologna dove si occupa di geologia marina. I suoi interessi principali sono lo studio dei margini continentali e la geologia dei terremoti sottomarini.

copertina   gennaio-febbraio 2023

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