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24 Giu 2024

I nomi degli elefanti

Marco Signore

Marco Signore
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Con il progredire della tecnologia e dei metodi di investigazione, gli studiosi riescono a ottenere sempre più informazioni sulle forme di comunicazione in natura; così, si scoprono sempre più specie capaci di forme decisamente sofisticate.

 

Gli studi effettuati

Di recente, il gruppo Save the Elephants ha unito le forze con alcuni ricercatori americani e ha pubblicato su Nature Ecology and Evolution un articolo che dimostra negli elefanti una capacità quasi unica: l’uso di nomi nelle comunicazioni tra individui.

La capacità di identificare il nostro interlocutore in una conversazione era considerata una prerogativa degli umani, ma già da diversi anni si sa che anche i delfini e i pappagalli usano “nomi” identificativi quando comunicano. È un’abilità che per ora sembra limitata a poche specie, a cui andrebbero aggiunti probabilmente i pipistrelli della frutta egiziani (Rousettus aegyptiacus) e sicuramente gli elefanti.

Il team di ricercatori di Save the Elephant e della Colorado State University è riuscito infatti a dimostrare che gli elefanti riescono a creare nuovi suoni che identificano l’interlocutore: in parole povere, si danno dei nomi tra di loro.

Lo studio è stato effettuato grazie all’applicazione di machine learning a metodi di ricerca più tradizionali e apre di fatto moltissime nuove prospettive per la salvaguardia e la conservazione degli elefanti, sebbene – come ha amaramente commentato uno degli autori – non siamo ancora al punto di poter parlare con loro e avvertirli che entrando in alcune aree sono a rischio di morte. Infatti non occorre ricordare che gli elefanti sono classificati come “in pericolo” (endangered) per via del bracconaggio mirato alla raccolta dell’avorio, ma anche per via della rapida e devastante riduzione degli habitat causata dalle sempre più pervasive attività umane.

 

I richiami degli elefanti

I ricercatori hanno esaminato più di 500 registrazioni di comunicazioni tra elefanti nel Parco nazionale di Amboseli, in Kenya. Sono stati presi in considerazione i rumble (uno dei tipi di vocalizzazione degli elefanti) di saluto e di contatto, in cui però gli studiosi fossero in grado di identificare entrambi gli interlocutori. Tramite software si è poi cercato di capire se le vocalizzazioni fossero imitazioni di quelle emesse da uno degli interlocutori, oppure suoni originali. Tuttavia, non è ancora chiaro se gli interlocutori sono identificati con lo stesso nome da diversi elefanti, o se ogni elefante usa una sua scelta di nomi, non condivisa, per gli altri. I test hanno anche dimostrato che questi animali sono più pronti a rispondere a registrazioni di rumble che contengano il proprio “nome”, e anzi rispondono con maggior intensità.

 

Abilità uniche

Lo studio, che rappresenta solo l’inizio di un nuovo capitolo sulla sociobiologia e sull’evoluzione del linguaggio, ha dimostrato quindi che gli elefanti sono per ora i soli animali, insieme all’uomo, a rivolgersi a consimili non limitandosi a imitare i suoni emessi dall’interlocutore, ma creando suoni univoci per identificare il ricevente della comunicazione. La capacità di “chiamare per nome” gli altri è di grande vantaggio nel modo di vita dei pachidermi, facilitando per esempio spostamenti coordinati per evitare di sfruttare le stesse risorse. L’uso di un linguaggio simbolico potrà aiutare a far luce sulla complessità delle strutture sociali e, come accennato prima, fornirà un ulteriore strumento per la salvaguardia di questi incredibili organismi.

Marco Signore
Marco Signore
Laureato a Napoli in Scienze Naturali, PhD all'Università di Bristol in paleobiologia con specializzazioni in morfologia e tafonomia, è nella divulgazione scientifica da quasi 20 anni, e lavora presso la Stazione Zoologica di Napoli "Anton Dohrn". Nel tempo libero si occupa anche di archeologia, oplologia, musica, e cultura e divulgazione ludica.
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