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24 Mag 2024

L’alfabeto dei capodogli

Marco Signore

Marco Signore
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Una ricerca pubblicata da pochissimo su Nature dimostrerebbe che i capodogli fanno uso di una specie di alfabeto fonetico, con una possibile dualità di schemi, in poche parole possono mettere insieme piccole sezioni fonetiche senza significato per creare “frasi” con un significato. Esattamente come facciamo noi umani.

 

La bioacustica

La comunicazione in natura è ovviamente fondamentale e si basa su moltissimi sistemi: il suono è solo uno di essi, ma essendo quello utilizzato da noi umani assume un significato speciale anche quando lo usano altri animali. E tra gli organismi marini che usano i suoni per comunicare, senza dubbio i primi a cui pensiamo sono i cetacei.

Negli ultimi anni c’è stato uno sviluppo notevole degli studi di bioacustica, anche per via della presa di coscienza riguardante il devastante inquinamento acustico che abbiamo immesso negli ecosistemi marini con le nostre attività. Sono state fatte numerose scoperte significative che spesso hanno colpito la fantasia del pubblico, come per esempio il fatto che le megattere cambiano il loro repertorio di “canzoni” ogni anno, remixando quelle nuove con i pezzi di maggior successo di quelle vecchie.

Tuttavia, il sogno di ogni studioso di acustica dei cetacei è cercare di decifrare il linguaggio delle balene, senza ricorrere alla fusione mentale vulcaniana che ricorderete nel film Star Trek IV – Rotta verso la Terra. Probabilmente, quindi, la ricerca menzionata prima è la cosa più vicina al realizzarsi di questo sogno.

 

Il dialetto dei Caraibi

Per questo studio sono stati utilizzati set di dati provenienti dai Caraibi orientali che includono oltre 9000 code. Una coda è una sequenza di click che i capodogli usano per comunicare tra di loro, e fino a oggi l’unica certezza sul significato di alcune di queste code era che esprimono l’identificativo del capodoglio che sta comunicando. Ma adesso è stato dimostrato che molte di queste vengono combinate dai capodogli, e possono ricevere aggiunte improvvisate basate sul contesto della “conversazione”.

Inoltre, queste aggiunte vengono combinate con delle variabili indipendenti dal contesto, il ritmo e il tempo. Tutto questo porta a dimostrare che i capodogli usano un sistema di combinazione di “fonemi” per costruire strutture complesse con un significato partendo da parti più piccole che possono non avere invece significato. La capacità di combinare i fonemi è fino ad oggi conosciuta solo negli umani, e questo sarebbe il secondo caso nella storia evolutiva del pianeta.

 

La situazione nel Mediterraneo

Questa scoperta è importantissima per lo studio del linguaggio dei cetacei anche in altri mari, come il Mediterraneo. È stato appena lanciato in Italia un PRIN (Progetti di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale), intitolato DIVES (Deep-sea Investigation with a View to protect Elusive cetacean Species), che interessa i capodogli del mare nostrum.

Il responsabile del progetto, dottor Francesco Caruso della Stazione Zoologica Dohrn, in collaborazione con il CNR-ISP, l’INFN e Fondazione CIMA, ha sottolineato l’importanza del lavoro pubblicato su Nature: «Lo studio di Sharma e dei suoi colleghi conferma che i cetacei, come la maggior parte dei mammiferi, non solo presentano una complessa struttura sociale ma anche una straordinaria capacità comunicativa. È necessario abbandonare il luogo comune secondo il quale gli animali emettono suoni solo per inviare semplici informazioni di base. La comunicazione è esigenza primaria alla vita, pertanto vite regolate da dinamiche ecologiche complesse non possono che necessitare di linguaggi di comunicazione complessi».

Il progetto DIVES nei prossimi due anni si impegnerà nello studio del comportamento acustico dei capodogli a largo del mar Ionio (Sicilia orientale). Il dottor Caruso inoltre ha dichiarato che: «L’idea di questo progetto nasce parecchi anni fa dal sogno di un gruppo multidisciplinare di giovani ricercatori…che oggi lo dedicano a uno dei loro mentori, il professor Gianni Pavan dell’Università di Pavia, pioniere della bioacustica dei cetacei in Italia, che purtroppo ci ha lasciato prematuramente lo scorso anno».

Marco Signore
Marco Signore
Laureato a Napoli in Scienze Naturali, PhD all'Università di Bristol in paleobiologia con specializzazioni in morfologia e tafonomia, è nella divulgazione scientifica da quasi 20 anni, e lavora presso la Stazione Zoologica di Napoli "Anton Dohrn". Nel tempo libero si occupa anche di archeologia, oplologia, musica, e cultura e divulgazione ludica.
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