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07 Dic 2022

Spinosauro: il dinosauro indeciso

Marco Signore

Marco Signore
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Il bello delle discipline che studiano il passato è che in base a nuovi ritrovamenti o nuovi approcci tutto quel che credevamo di sapere su un argomento viene cambiato, spesso radicalmente. L’esempio di oggi riguarda il famoso dinosauro Spinosaurus aegyptiacus, ritrovato e descritto da Ernst von Stromer nel 1936. Dai reperti dell’epoca, lo studioso tedesco lo descrisse come un bipede piscivoro, ma purtroppo intervenne la guerra a distruggere buona parte dei reperti (oltre a tutto il resto).
Il povero teropode venne praticamente dimenticato, finché fu riportato agli onori della cronaca prima tramite Jurassic Park e poi con un’affascinante quanto problematica ipotesi: in base a nuovi ritrovamenti, Spinosaurus – come tutti i suoi parenti, tra cui il meno famoso Baryonyx e l’ancor meno noto Suchomimus – sarebbe stato un dinosauro acquatico, che usava la sua grande coda per nuotare e predare sott’acqua, mentre sulla terra sarebbe vissuto come lento quadrupede.
Il modello, unito alla ricostruzione dell’animale di proporzioni davvero gigantesche, ha naturalmente avuto risonanza mondiale tra i paleontologi: dopotutto, si sarebbe trattato del primo vero dinosauro completamente adattato a una vita acquatica.
Ma i dubbi su questa ricostruzione sono fioriti sin da subito, e non solo perché il mondo delle scienze è altamente competitivo. Invero l’anatomia dell’animale getta ombre sull’idea di un abile nuotatore, per quanto l’idea della piscivoria sia confermata non solo in Spinosaurus ma anche in altri rappresentanti della famiglia.
Verso la fine del 2022 un noto paleontologo ha infine presentato un nuovo modello, stavolta frutto di studi ben più approfonditi e accurati, grazie anche allo sviluppo delle nuove tecnologie. Paul Sereno, che in passato aveva descritto Suchomimus, parente stretto di Spinosaurus, ha sfidato il modello del nuotatore potente e rapido proponendo qualcosa che somiglia di più all’originale idea di Stromer.

 

Code fossili e altre ossa

Sereno e la sua squadra hanno ricostruito l’intero scheletro in 3D ad alta risoluzione, aggiungendo dati come le sacche aeree note (tramite TAC) e ricostruendo tutto il corpo dell’animale, inclusi i tessuti molli, quindi non basandosi solo sulla presunta funzionalità della coda dimenticando il resto (come è stato fatto nelle più recenti pubblicazioni); i modelli computerizzati hanno dimostrato che il centro di massa dell’animale punta a una stazione bipede più che quadrupede, confermando che la mano era strutturata più per manipolare oggetti (il cibo?) che per sostenere il peso del corpo in un’andatura quadrupede. Inoltre, Spinosaurus appare essere troppo “galleggiante” per funzionare bene in immersione, e non avrebbe manovrabilitàvelocità una volta completamente immerso. Per quanto riguarda il ritrovamento dei fossili, un altro punto usato per testimoniare l’acquaticità dell’animale, nuovi ritrovamenti in Niger indicano che Spinosaurus viveva anche piuttosto lontano dai corsi d’acqua.

 

Un dinosauro orso

 

Fonte: https://elifesciences.org/articles/80092#content

Secondo le nuove analisi, Spinosaurus poteva predare pesci stando in agguato nell’acqua bassa (relativamente, date le dimensioni dell’animale), usando anche le zampe anteriori per catturare le prede, un po’ come gli orsi attuali. L’uso di modelli computerizzati avanzati e di dati più completi dei precedenti sembra dare il colpo di grazia alla breve ma affascinante teoria del primo dinosauro sottomarino, e dimostra che il progresso della paleontologia va di pari passo con lo sviluppo tecnologico, ma anche con la raccolta di dati aggiornati e quanto più possibile completi e con la costruzione di modelli che considerino i fossili come parti di organismi viventi, e non come oggetti puramente meccanici svincolati dall’animale da cui derivano.

 

 

Immagine di copertina: copyright Kumiko – Wikimedia

Marco Signore
Marco Signore
Laureato a Napoli in Scienze Naturali, PhD all'Università di Bristol in paleobiologia con specializzazioni in morfologia e tafonomia, è nella divulgazione scientifica da quasi 20 anni, e lavora presso la Stazione Zoologica di Napoli "Anton Dohrn". Nel tempo libero si occupa anche di archeologia, oplologia, musica, e cultura e divulgazione ludica.
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