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25 Mag 2021

La musa dei naviganti: la stella polare

Marco Sergio Erculiani

Marco Sergio Erculiani
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La conosciamo tutti, nella sua devastante bellezza e lucentezza. È la musa dei naviganti, il faro delle rotte terrene. Nella mitologia indiana, viene chiamata Dhruva, dal nome di un leggendario ardente devoto del dio Visnù, tanto onorato da essere collocato nel punto più alto del cielo. Più comunemente noi la conosciamo come α Ursae Minoris, Polaris o, per gli amici, stella polare. Come un diamante che brilla in cielo, questa stella ha la particolarità di essere situata nei pressi di uno dei due poli celesti.
Scopriamo alcune curiosità su questa magnifica stella.

 

Al polo sud hanno la stella polare?

La risposta è sì, ma non la stessa! Infatti, un pianeta possiede due stelle polari, una per il polo nord e l’altra per il polo sud, ma la sua esistenza dipende unicamente dalla sua posizione e luminosità. Potrebbero infatti non esserci stelle sufficientemente brillanti da essere visibili a occhio nudo in prossimità del polo.

 

Perché era usata per orientarsi?

La stella polare è conosciuta spesso per le rotte navali antiche, dove nella navigazione astronomica, la sua posizione era un riferimento infallibile verso il nord e la sua altezza angolare permetteva di determinare la latitudine. La superficie di Polaris pulsa lentamente, facendo sì che la stella cambi la sua luminosità di qualche punto percentuale ogni 5,61 giorni. La sua particolarità di essere allineata con l’asse di rotazione terrestre gli permette inoltre di essere percepita come immobile rispetto alle altre stelle, permettendo di creare affascinanti star trail.

 

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Star trail di σ Octantis. Crediti: Adhemar M. Duro Jr./ESO

 

Come è diventata Polaris la stella polare?

Quello che è meno noto è che Polaris non è sempre stata la stella polare. Essere stella polare è una sorta di carica che si tramanda, come la corona. Soltanto che qui il lignaggio non conta ma conta soltanto la posizione in cieli. Nel corso della storia infatti sono state diverse le stelle a fregiarsi di questo titolo, da Vega a Thuban passando per γ Cephei. Ma come è possibile? Ebbene, questo perché l’asse di rotazione terrestre compie una traiettoria circolare sulla sfera celeste, che si chiama precessione, ogni 26 000 anni circa e di conseguenza cambia anche il riferimento astronomico.

 

Perché le stelle polari sono due?

Nello stesso periodo ci sono potenzialmente due stelle polari: una stella polare boreale e una stella polare australe; quest’ultima, nell’epoca precessionale attuale, è σ Octantis, rappresentata anche sulla bandiera brasiliana. Anche gli altri pianeti del Sistema Solare hanno stelle polari. Un po’come se fossero i guardiani dell’Universo.
α Pictoris è la stella polare meridionale di Mercurio, mentre la sua stella polare settentrionale è ο Draconis. δ Doradus è la stella polare australe della Luna. κ Velorum è a pochi gradi dal polo sud celeste di Marte, mentre la coppia Sadr-Deneb, nel Cigno, punta il polo nord celeste del pianeta.δ Octantis è la polare australe di Saturno e 15 Orionis è la polare meridionale di Urano.

 

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Cielo del sud e σ Octantis. Crediti: www.spaceobs.com

 

 

Immagine di copertina: Steve Mandel (Hidden Valley Observatory)/ NASA

Marco Sergio Erculiani
Marco Sergio Erculiani
Marco Sergio Erculiani è laureato in Astronomia presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia di Padova e ha conseguito il dottorato in Scienze, Tecnologie e Misurazioni Spaziali presso il CISAS, con una tesi sulla simulazione in laboratorio di ambienti esoplanetari per la ricerca dei segnali di vita al di fuori del nostro Sistema Solare. Autore per numerose riviste scientifiche e blog, si occupa da sempre di divulgazione, e collabora a Bologna con l’Istituto Nazionale di Astrofisica dove supporta il gruppo SETI Italia nella ricerca di biomarker e costruzione di strumentazione tecnologica.
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