Le nuove tendenze nel settore della bellezza sembrano non esaurirsi mai e tra queste, negli ultimi anni, si sente sempre più spesso parlare di microbiota e dell’effetto che i cosmetici potrebbero avere sui batteri che colonizzano la nostra pelle. Vale allora la pena cercare di scoprirne qualcosa di più al riguardo.
Microbiota e microbioma cutaneo: quali differenze?
La pelle è l’organo più esteso del corpo umano. A una semplice occhiata, la sua superficie è di circa 2 m2. Tuttavia, la cute non è una distesa piatta ma è caratterizzata da follicoli piliferi e ghiandole sudoripare, che formano valli e fossi, ampliandone così l’estensione fino a 25 m2. Insomma, come andare ad abitare da un monolocale a una casa a tre piani, soprattutto per i nostri batteri!
Essendo così estesa, la cute svolge varie funzioni: di protezione fisica e immunologica, di regolazione della temperatura ed è anche la casa di molte specie batteriche. L’insieme dei microrganismi – batteri ma anche virus, funghi e acari – che ci vivono addosso viene definito “microbiota”.
Il “microbioma”, invece, include non solo i microrganismi, ma anche il potenziale di attività a loro connesso, considerando così gli effetti del patrimonio genetico, di enzimi, proteine e lipidi. Una bella differenza, anche se i due termini sono scambiati di frequente, soprattutto quando ci si rivolge al grande pubblico.
L’importanza del microbioma
La composizione del microbioma è diversa per ciascuno di noi. Dipende infatti da fattori intrinseci come l’età, o il sesso, ed estrinseci come le abitudini igieniche e più in generale le interazioni con l’ambiente esterno. Un buon equilibrio di tutti questi fattori è essenziale per garantire una popolazione varia e ottimale, con un’efficiente protezione immunitaria cutanea. Laddove questa stabilità viene a mancare, con cambiamenti nelle popolazioni normalmente residenti, si verifica una disbiosi, appunto uno squilibrio della flora batterica.
Due comuni batteri commensali quali C. acnes e S. epidermidis proteggono la pelle attraverso vari meccanismi. Ad esempio, inibendo direttamente l’espansione di specie patogene, gareggiando per le risorse nutritive. Oppure producendo metaboliti (batteriocine) che letteralmente uccidono gli altri batteri. Tuttavia, quando le condizioni della pelle si modificano, gli stessi batteri possono diventare patogeni e sono implicati in disbiosi note a tutti come l’acne e la dermatite atopica.
Che effetto hanno i cosmetici sul microbioma?
Trattando un tema così complesso e col proliferare di prodotti con diciture talvolta altisonanti è lecito quindi chiedersi se i cosmetici possano alterare in positivo o negativo il microbioma. La risposta è che in base allo stato delle attuali conoscenze bisogna procedere con una certa cautela.
Infatti, sebbene gli studi in questo campo siano in continuo aumento, c’è ancora molto da scoprire e approfondire. L’uso di prodotti idratanti potrebbe aumentare la diversità batterica grazie ad alcune componenti, come gli oli, che spingerebbero alcune specie a espandersi a scapito di altre. Un altro studio riporta invece come i conservanti – necessari per garantire la tenuta dei cosmetici sul lungo periodo – non sortiscano alcun effetto sulla struttura e varietà del microbioma cutaneo.
L’idea quindi di avere dei cosmetici “amici” per i batteri della pelle è sicuramente allettante. Tuttavia, l’industria cosmetica ha ancora molta strada da percorrere. Oltre a proporre ingredienti attivi con funzione prebiotica, che possono essere utilizzati dai batteri con probabili risvolti positivi, bisognerebbe definire metodi e protocolli in grado di svelare proprio le complesse relazioni tra microrganismi, cute e ambiente. Infine, impegnarsi a raccontare con franchezza quello che i cosmetici (sperabilmente) possono fare per i noi e i nostri inquilini batterici.
Immagine di copertina, credit: Daryl Leja, NHGRI