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09 Nov 2022

Comunicare la scienza nel Medioevo: Trotula e il primo trattato di cosmetologia

Davide Musardo

Davide Musardo
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Secondo una recente indagine di Cosmetics Europe, l’Associazione europea dell’industria cosmetica, usiamo in media 15 diversi prodotti a settimana per l’igiene personale, per sentirci bene con noi stessi e proteggere cute e capelli.
Poco è cambiato se facciamo un salto indietro di mille anni, andando a curiosare nel primo trattato di cosmetica della storia scritto da Trotula De Ruggiero, una medica della Scuola Salernitana.
Trotula è stata la prima donna a entrare a far parte della famosa Scuola di Salerno, la prima e più importante istituzione medica a livello europeo, risalente al IX secolo. A Trotula sono attribuiti due importanti testi: il De passionibus mulierum ante in et post partum (Sulle malattie delle donne prima e dopo il parto) e il De Ornatu Mulierum (Sui cosmetici femminili), noti anche come Trotula major e minor.

 

Perché è importante il manuale?

Il De Ornatu Mulierum è una testimonianza fondamentale per varie ragioni. Innanzitutto, è riconosciuto come uno dei primi libri dedicati alla cosmetica, scritto da una donna per altre donne.
Inoltre, il valore dell’opera sta nel suo carattere divulgativo. Altri insigni autori come Ovidio o Plinio il Vecchio avevano prodotto opere che parlavano di cosmetica, ma sempre in maniera marginale. Trotula invece, consigliando ingredienti, ricette e come prepararle ha dato vita a una vera e propria operazione di comunicazione scientifica sulla cosmetica!
Infine, il manuale attesta una consistente tradizione cosmetica medievale, riportando più di 100 ingredienti ottenuti da piante, animali e derivati, minerali e altre fonti per la preparazione di ben 63 diversi prodotti. Le applicazioni sono le più disparate, dal make-up alle tinture per capelli, passando agli scrub e agli antesignani di collutori e dentifrici.

 

Il paragone con oggi

Molte sostanze menzionate da Trotula, come per esempio gli estratti di orzo nelle maschere per capelli e creme per il viso, si usano ancora oggi con lo stesso scopo. La cipolla era proposta per “curare” l’acne post-partum per le sue proprietà esfolianti, mentre il pangrattato poteva funzionare come scrub.
Tra i derivati animali, si spazia dai tranquilli latte e burro all’inconsueta urina per curare gli ascessi facciali o agli inconcepibili escrementi di piccione per uno schiarente viso. Non deve stupire nemmeno l’utilizzo dell’amanita muscaria (un fungo velenoso) in un balsamo per le labbra, o del mercurio (un metallo pesante) per curare patologie come eczema e psoriasi, oggi vietato dal Regolamento Cosmetico.
Le formule dell’epoca erano poi ben più grasse rispetto alle moderne preparazioni, assomigliando molto a degli unguenti: erano infatti pensati per rimanere a lungo a contatto con la pelle per favorirne gli effetti.

 

 

 

 

Una cosmetica tutt’altro che frivola

I trucchi di bellezza del manuale insegnavano alle donne come allestire una ceretta o rinforzare i capelli, insomma come apparire in splendida forma. Erano consigli per niente banali o superficiali: alla base dell’arte di Trotula c’era infatti il principio secondo cui la bellezza è il segno di un corpo sano, in armonia con l’universo. La stessa filosofia che anima i consumatori europei ancora oggi, come evidenziato da Cosmetics Europe, per cui i cosmetici migliorano la qualità della vita, accrescendo la propria autostima e le interazioni sociali.

Davide Musardo
Davide Musardo
Laureato in Biotecnologie Mediche e Nanobiotecnologie, Davide Musardo ha intrapreso il Master in Scienze Cosmetiche presso l’Università di Pavia nel 2017 e attualmente lavora in Belgio nel settore della consulenza e regolatorio cosmetico. Adora la cucina, la fotografia e l’hiking.
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