Sapere Scienza

Sapere Scienza

La scienza è ancora una questione per maschi bianchi (e alcuni vorrebbero fosse per sempre così)

16 Novembre 2020 di 

Da qualche anno nelle società occidentali si discute della composizione delle work units e del problema della discriminazione in contesti lavorativi. Tali questioni hanno assunto rilevanza anche nel mondo della scienza e la diversità della forza lavoro nei team di ricerca è un elemento a cui viene data sempre più importanza. Si è riservato molto interesse ai gruppi multietnici e compositi dal punto di vista del genere soprattutto per le implicazioni sociali positive di un modello che tende ad abbattere le discriminazioni. Purtroppo, però, ancora molti pregiudizi e resistenze sono messe in campo da chi invece è ben rappresentato e prova a conservare posizioni di rendita, opponendo una vera e propria resistenza culturale.

 

Il caso della rivista Angewandte Chemie


È il caso delle esternazioni del chimico ceco Tomás Hudlicky contenute in un articolo pubblicato su Angewandte Chemie, che è diventato un vero e proprio caso mediatico, alimentato dall’hashtag #angewandtegate su Twitter. Su quella che è ritenuta una delle più prestigiose riviste di chimica al mondo, è stato presentato, il 4 giugno scorso, un saggio sullo stato dell’arte della sintesi organica.
Il breve articolo presenta in apertura un grafico con una serie di fattori che hanno effetti positivi o negativi sullo sviluppo della disciplina. Il chimico inserisce tra gli elementi che rappresentano un ostacolo al progresso della sintesi organica la diversity of workforce.
Con un breve paragrafo a supporto della tesi mostrata nel grafico, il professor Hudlický rappresenta come un problema l’aumento della presenza di «donne e minoranze» in campo accademico. Il chimico asserisce inoltre che esiste «un’emergenza legata alla presenza di training workshop obbligatori sui temi della parità di genere, dell’inclusione, della diversità e della discriminazione»; e ancora, nelle note, sottolinea che lo sforzo per incrementare la presenza delle donne nella scienza diminuisce il contributo degli uomini.
È assurdo che su uno dei più importanti periodici dedicati alla chimica un possa trovare spazio un’opinione fortemente discriminatoria, infatti l’articolo non è passato inosservato e c’è stata subito una levata di scudi generale. Si è scatenata una bufera che ha portato la presidente del comitato editoriale di Angewandte Chemie e il presidente della Società chimica tedesca (proprietaria della rivista) a prendere una posizione netta: con un documento firmato dopo solo 4 giorni dalla pubblicazione, si è disposto non solo l’immediato ritiro dell’articolo, ma anche la sospensione di due editor e la cancellazione dalla lista dei supervisori del giornale dei due scienziati che hanno revisionato l’articolo.  
Sfortunatamente però, l’#angewandtegate non è un caso isolato e il solo fatto che un articolo così discriminatorio sia stato pubblicato su un giornale affermato è una spia d’allarme che deve far riflettere sulla gravità della situazione.

 

Come ti immagini “uno scienziato”?


Su quanto accade nel mondo della ricerca ha acceso i fari anche il recente documentario “Picture a scientist”, un cortometraggio sui pregiudizi e sulla discriminazione di genere in campo scientifico. «Le donne sono straordinariamente sottorappresentate nella scienza» dice la voce di una giovane ricercatrice nel trailer, e il titolo stesso ci invita a riflettere sul fatto che, quando ci si sofferma a pensare uno scienziato, lo si immagina sempre uomo, occidentale e over 50.
È evidente che dichiarazioni come quelle di Hudlicky abbiano l’effetto di rafforzare gli stereotipi e alimentare le discriminazioni. Per questo motivo al lavoro culturale che in tanti fanno per mantenere una posizione di vantaggio e di preminenza rispetto a categorie sociali che non trovano spazio nella scienza, deve esserne contrapposto uno altrettanto forte che metta in luce che non essere discriminati è un diritto di tutte e tutti. La diversity of workforce, quindi, non solo non è un ostacolo allo sviluppo della scienza, ma deve essere perseguita per abbattere il maschilismo e il razzismo che ancora fa parte di alcune logiche del mondo scientifico.

Ruggiero Quarto

Ruggiero Quarto, classe ’93, è laureato in Scienza e Tecnologia dei Materiali. Da sempre interessato alle implicazioni che la scienza ha sulla società e sui processi sociali. Ha lavorato presso la Cittadella Mediterranea della Scienza di Bari come divulgatore scientifico. Si occupa di politica, è consigliere comunale della sua città natale, ed è un attivista dell’ARCI.

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